Arte Preromana dell'Abruzzo

Ciò che della vita dei popoli antichi si tramanda ai posteri sono le opere monumentali e le lettere; ma le une e le altre difettano nell'Abruzzo.

L'uomo fin dalle sue più rudimentali istituzioni manifestò l'istinto dell'arte, e dei primitivi abitanti si trovano molte vestigia nelle varie scoperte fatte in Abruzzo dell'epoca della pietra e di quella del bronzo, come i cavi sotterranei a forma di nidi di rondine con calce, arena finissima, pozzolana, breccia, ciottoli e frantumi di terra cotta che hanno costituito un cemento tortissimo, per lo più di forma rotonda, di varia grandezza e alcune poche a parallelogramma, scoperti nella valle della Vibrata, e una grande e bizzarra nel comune di Colonnella nella contrada di S. Giovanni, riconosciute non sepolcri delle genti Sabelliche, ma abitazioni, e come le grotte di Atri. Ma ciò non costituisce vera arte.

Questa per gli antichi popoli primi abitatori di questa regione si può cominciare a ravvisare nelle cinte fortificate di opera detta ciclopica o poligonia. Questo modo di costruire degli antichissimi popoli consiste nel sovrapporre gli uni agli altri e tenere uniti, mediante la forza di peso e di equilibrio, enormi massi di varie forme, dimensioni e materia, rozzissimi dapprima, riducibili in ultimo a regolare forma geometrica.

La fronte che presentano questi massi è la base del solido e varia dal triangolo all'ottagono sempre di perimetro irregolare. Nelle parti più antiche queste fronti hanno i lati curvilinei; a questi succedono negli edifizi meno antichi perimetri mistilinei o di linee che poco si scostano dalla retta, sinché nell'ultima epoca i poligoni sono rettilinei affatto e più tendenti alla forma regolare. Cosi pure varia la forma del solido poiché in alcuni casi è prismatica, in altri è quasi piramidale, vale a dire che tendono a queste forme, sebbene non lo siano esattamente per la poca o nessuna regolarità dei piani, soprattutto nella parte interna. Cambia pure la materia, impiegandosi di preferenza quella offerta dalle cave più vicine. Molto si è discusso circa il nome da darsi a questo genere di costruzioni; Euripide. Strabene, Stazio e Pausania, avendo attribuito ai Ciclopi le mura di alcune fra le più antiche città di Grecia e trovandosi queste generalmente costrutte di grandi sassi informi, diedero nome di Ciclopea a questa costruzione.

È evidente però che ai Ciclopi si attribuivano non per la forma delle parti ma per la mole e per le difficoltà superate. Inoltre avendo le numerose colonie, fondate nell'Italia inferiore dai pretesi Pelasgi, lasciato molti avanzi, soprattutto di recinti, composti di grandi sassi irregolari, collocati in giaciture oblique senza cemento, questo modo di costruire ebbe anche il nome di Pelasgico. Ma per dire esatta questa denominazione, anche a parte la problematica esistenza di un popolo Pelasgo, bisognerebbe che tali opere avessero a quel popolo assolutamente ed esclusivamente appartenuto, mentre la storia e il fatto mostrano la esistenza di tali costruzioni là dove il paese abbondava di pietra calcarea di montagna, mentre dove eravi il tufo od altra pietra lavorabile allora si costruiva con opera quadrata.

Gli antichi popoli d'Italia, il territorio dei quali era sempre di poca superficie, si trovavano sforzati ad edificare con quei materiali che potevano ricavare dal proprio paese e secondo che questo somministrava loro i prismi dei monti o le stratificazioni oblique, i marmi, i tufi e le pietre in grandi massi di sedimento, oppure l'argilla, così edificavano con opera poiigonia, quadrata o laterizia. La denominazione pertanto più esatta è quella di opera poiigonia o poiigonia irregolare, opera che secondo l'epoca più o meno recente, si divide in quattro classi. Le antiche città in genere avevano fortificazioni o naturali o artificiali o miste; talvolta erano talmente al sicuro per la località che occupavano che stimavano inutile cingersi di mura.

Più generale era l'uso di murare le città, ancorché situate in luoghi tortissimi. Altre località avevan bisogno non solo di mura ma anche di fosse. Inoltre si costruivano opere avanzate per rendere sicuri gli ingressi delle città e delle fortezze. Greci e Romani usavano innalzare avanti gli ingressi dei castri una fortificazione semicircolare il di cui centro era nel mezzo della porta, munita di .vallo come il recinto, affinchè non vi si penetrasse in linea retta e chi vi entrava rimanesse scoperto. Le mura poi si curvavano perché gli assalitori offrissero il fianco scoperto. Nei siti meno forti e più esposti agli assalti le mura si moltipllcavano a due o tre ordini, e si costruivano torri dalle principali delle quali combattevasi colle macchine, mentre dalle altre la difesa si faceva colle frecce. Ogni città poi era difesa da una o più arci (da arcere tener lontano) cioè fortezze.

Oltre ad avanzi di queste cinte e fortificazioni di cui si trovano avanzi nell'Abruzzo, importantissimi quelli di Alba Fucense, di Alfedena, di monte Fallano nei quali vedremo adottate molte delle regole sopradette, altri monumenti non troviamo che si possano riferire ai primitivi abitatori. Quelle tribù sabelliche non erano atte a creare una civiltà loro spontanea che rivaleggiar potesse con la civiltà etrusca, campana, latina e greca di Calabria. Che Ovidio nascesse in Sulmona fu caso di fortuna al pari della nascita di Orazio in Venosa, di Cicerone in Arpino.

L'arte dei Greci, i quali conobbero nel modo di costruire tutta la potenza della malta e se ne valsero in guisa da elimina re il poco gradevole massiccio, rendendo possibile quella perfetta armonia tra tutte le parti, deve avere avuto influenza nell'Abruzzo, sia perché quest'arte colla sua splendidezza s'impose nella civiltà del mondo, sia per la vicinanza alla Grecia della regione nostra, sede anch'essa di qualche colonia greca: ma il gran tempo trascorso e le numerose devastazioni ne cancellarono qualsiasi orma. Solo qualche avanzo di mosaico rimane in Atri che potrebbe essere stato opera greca, perché non prima di Silla furono in Roma eseguili mosaici da artisti romani. Delle antiche città distrutte ci rimangono avanzi di Truentum, consistenti in importanti rovine di mura nel sito detto Torri al Tronto.

In quel di Tortoreto ove, secondo alcuni, era l'antica Palma, la cui esistenza è difficile a dimostrare assai più che dell'agro Palmense, si dissero trovati ruderi in opera signina ed imbricata, mosaici, pavimenti di mattoni a spica, acquedotti con tubi di piombo. Di Castronovo si rammentano !e mura quadrate, molto lunghe, discendenti fin sul lido del mare da una leggera eminenza detta Torre Vecchia, una grotta in opera signina, un pavimento di marmo lavorato a mosaico. Interamnia (Teramo) vanta le tracce delle sue mura antiche fra i due torrenti della Vezzola e del Tordino, e avanzi di termo e di un anfiteatro, nonché pavimenti e grosse mura di edifici. In Atri son notevoli i muri in S. Maria Vecchia, costruiti a grossi macigni riquadrati e a poligoni connessi fra loro senza cemento e sostenentisi per interno immorsellato: essi ci riportano al più antico modo di costruire dei tempi pelasgici ed etruschi primitivi.

Del mondo romano poi i mosaici, i lastrici, le muraglie si rinvengono dovunque. Vi sono anche parecchi cunicoli e avanzi di acquedotti. Muraglie lunghe si rinvennero sotto Casoli: frequentissimi ruderi poi nelle vicinanze della foce del Vernano. A Carseoli sussistono i ruderi delle mura, a Massa d'Albe, l'antica Alba Fucense pure, e parecchi ruderi di mura e templi ed edifici si trovano lungo il Fucino.

E fra i ruderi si trovarono oggetti vari di forma e materia, e soprattutto vasi nel territorio atriano, generalmente non verniciati, marmi e bronzi lavorati ma di epoca non molto superiore forse al 1° secolo dell'impero. Si trovarono anche epigrafi, parecchie di pietra e marmi con forme di lettere latine antiche ed anche osche. Ma molti di questi avanzi sono indubbiamente d'epoca romana e di altri è incerto se possano assegnarsi all'epoca preromana od a quella nella quale le città fiorirono come colonie o municipi romani. Si trovarono pure importantissime monete, specialmente quelle del territorio di Atri, che il Mommsen dice però posteriori alla monetazione romana.

Si sono trovate anche ghiande missili o proiettili di piombo a forma di ghiande che si lanciavano con la fionda e che hanno motti allusivi. Anche parecchie strade furon costruite attraverso l'Abruzzo, ma soltanto dai romani e parecchi poni vi era no. In sostanza gli avanzi provano che dai monumenti della età neolitica rapidamente si passa all'opera romana, poco o nulla le epoche intermedie del bronzo e del ferro offrendoci di quei robusti popoli predecessori di Roma.

Autore: Andrea Pilotti

Arte in Abruzzo

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