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Zompo lo schioppo

Le acque di fusione che dalle
alte vette, coperte di neve per
mesi, scendono verso valle a
volte però sfuggono alla montagna e danno origine a torrenti e laghetti, ma soprattutto a
suggestive cascate. Una delle
più belle si trova nella valle
Roveto, estrema propaggine
dell'Abruzzo verso il Lazio, e
ha un nome assai curioso:
Zompo lo Schioppo.
I luoghi della visita
È assai nota sia perché più agevole da raggiungere rispetto
alle pur splendide Sfischia, nel
Parco Nazionale della Majella
sopra Caramanico, e della
Morricana, sui monti della Laga. Questa cascata, ritenuta da
molti la più spettacolare d'Abruzzo, deve il nome abbastan-
za inusuale alla parola dialetta e zompo, che significa appunto salto. Ed è proprio un gran
salto quello che le sue acque
fanno per scendere a valle dalle cime dei Monti Cantari, nei
pressi del paese di Morino.
Il
nome infatti non è la sola cosa
che stupisce in questa meraviglia naturale; l'altezza del suo
dislivello, quasi cento metri, la
rende così poderosa da aver
scavato nella roccia ai suoi piedi una sorta di ampia vasca naturale, e il fragore del suo scroscio, nei periodi di massima
portata, è davvero assordante.
Zompo lo Schioppo svela agli
occhi degli esperti la natura
carsica di questi monti, che tra
l'altro segnano il confine tra
Abruzzo e Lazio.
Su entrambi
i versanti si aprono grotte, cavità, doline e forre che raccontano di come la roccia calcarea
di cui sono formate queste
montagne venga lentamente
sciolta dalla pur leggera acidità della pioggia, modellandosi e aprendo fenditure e tunnel sotterranei. L'acidità della
pioggia è un fenomeno naturale, che non ha nulla a che vedere con i recenti episodi delle cosìddette "piogge acide" dovuti invece all'inquinamento
atmosferico, e nasce dal fatto
che le gocce di pioggia assorbono naturalmente l'anidride
carbonica dell'aria.
Cosi facendo l'acqua si apre un passaggio
all'intemo dei massicci rocciosi, via via sempre più ampio,
senza quindi scorrere in superficie, ma viene fuori improvvisamente originando sorgenti,
torrenti e cascate.
Questa meraviglia naturale si
trova in un paesaggio di grande suggestione, ai piedi delle
bellissime faggete del Viglio e
del Crepacuore, un'area protetta con l'istituzione, nel 1987,
di una Riserva Naturale Regionale che si estende su una superficie di 1025 ettari.
Dal
1992 l'area è gestita grazie a
un accordo con Legambiente e
merita una visita soprattutto in
primavera, perché il disgelo
delle nevi regala alla cascata
una portata d'acqua maggiore
e il suo salto diventa veramente spettacolare. C'è acqua a
sufficienza anche in autunno e
in inverno, mentre in estate la
cascata si riduce a un rivolo
che cade giù silenzioso, o sparisce del tutto. In quel periodo
l'attrattiva maggiore della visita diventa la faggeta, fresca e
rilassante con il suo verde, che
vira al giallo intenso all'inizio
dell'autunno.
Nel bosco oltre
ai faggi si incontrano il carpino
bianco, il carpino nero, il tasso,
l'acero, il sorbo e anche il nocciolo. I dintorni della cascata
hanno invece una popolazione
vegetale più simile alla macchia mediterranea con lecci,
corbezzoli, pungitopo e altre specie tipiche. Salendo in quota ci si imbatte nel ginepro e
nella genziana, mentre nei prati fioriscono i gigli, l'aquilegia
e varie specie di orchidea selvatica.
Tanta natura è ovviamente rifugio di molti animali
come il lupo, l'istrice, il capriolo e persino l'orso, ma anche molti uccelli come il picchio dorsobianco, una vera rarità. Più comuni sono il picchio, rosso e muraiolo, l'astore, lo sparviero, il rampichino, il gufo e il merlo acquaiolo.
Autore: Andrea Pilotti
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